A HISTORY OFVIOLENCE

Nel Weekend Fumetto non poteva mancare un nuovo appuntamento con il cinema, e data l'interessante commistione di fumetto, cinema e follia, Autunnonero presenta “A History of Violence”, uno splendido film di David Cronenberg, con Viggo Mortensen e Maria Bello, ispirato al fumetto di John Wagner e Vince Locke.

 

 

SABATO 18 NOVEMBRE

Ore 22,45 [Cinema Cristallo]

A History of Violence, di David Cronenberg, Germania/USA, 2005 (96 min)

 

 

SCHEDA DEL FILM

 

REGIA: David Cronenberg

PRODUZIONE: Germania/USA., 2005

DURATA: 96'

INTERPRETI: Viggo Mortensen, Maria Bello, Ed Harris, William Hurt, Ashton Holmes, Heidi Hayes, Peter MacNeill

SCENEGGIATURA: John Olson (dai fumetti di John Wagner e Vince Locke)

FOTOGRAFIA: Peter Suschitzky

SCENOGRAFIA: Carol Spier

MONTAGGIO: Ronald Sanders

COSTUMI: Denise Cronenberg

MUSICHE: Howard Shore

 

 

TRAMA

 

Tom è un uomo tranquillo. Vive e lavora in una piccola cittadina, e la sera torna a casa dalla sua famiglia composta dalla moglie avvocato e dai due figli. Un giorno uccide due rapinatori per legittima difesa e la sua faccia comincia ad apparire sulle pagine dei quotidiani e alla televisione, l'opinione pubblica ne fa una specie di eroe nazionale. Alcuni personaggi molto in vista cominciano a pensare che lui non sia altro che un loro collega scomparso misteriosamente molti anni prima...

 

 

NOTE

 

Presentato in concorso al 58mo Festival di Cannes (2005).

2 Nomination al Golden Globe 2006 come miglior film e a Maria Bello come miglior attrce.

Nominations Oscar 2006: miglior attore non protagonista a William Hurt e miglior sceneggiatura non originale.

Candidato al David di Donatello 2006 come miglior film straniero.

 

 

 

RECENSIONE

 

A History of Violence: il lato oscuro

di Matteo Catoni

 

A vvicinarsi alla visione di questo film senza prendere in considerazione il nome del suo regista è operazione improbabile, e forse improponibile, dato che David Cronenberg ha dimostrato ampiamente nel corso della sua carriera di cineasta, di saper piazzare al momento giusto delle vere e proprie perle all’interno della sua produzione (in verità non sempre all’altezza della fama che lo circonda). Nella sua ultima fatica, ispirata dai fumetti di John Wagner e Vince Locke e sceneggiata da John Olson, l’ambientazione scelta è quella della tranquilla provincia americana, in cui la vita di una famiglia perfetta va avanti sempre uguale a se stessa: il padre e la madre sono dei grandi lavoratori, hanno due splendidi figli e la casetta in campagna. Tutto sembra scorrere liscio fino al momento in cui, per vie traverse, la violenza non fa capolino alla loro porta, facendo riaffiorare il passato con tutto il suo terribile bagaglio di ricordi e di morte. Le passate gesta del “buon” padre di famiglia Tom, sconvolgeranno in maniera irreversibile la sua vita e quella delle persone che gli sono care; la violenza, vista come pulsione primaria che s’impossessa delle persone risvegliando ancestrali azioni, diventa l’unico mezzo per proteggere il presente, per preservare l’habitat naturale che si è costruito con tanta fatica, per distruggere per sempre la vita passata che si vuole dimenticare ad ogni costo. La narrazione procede in maniera lineare, evitando ogni tipo di sconti allo spettatore, che si trova di fronte a delle sequenze veramente forti e dirette, assolutamente non edulcorate come il cinema di oggi ci ha abituati a vedere; al contrario, Cronenberg, adotta con decisione la linea del realismo, mostrando con occhio cinico è tremendamente concreto gli effetti delle terribili azioni che gli uomini compiono ai loro simili (siano esse banali risse tra liceali o efferate sparatorie tra assassini), non lesinando sul sangue mostrato e sui corpi martoriati. L’intima natura umana che si muove spinta da una violenza primaria e inarrestabile, trova il suo manifestarsi in quest’opera, e lo fa in maniera sconcertante e diretta, con una potenza visuale che non ricordavamo da tempo, con una matrice stilistica fatta di improvvise esplosioni visuali, con la macchina da presa posizionata dentro la scena, a marcare da vicino l’interazione tra gli attori, mostrando senza pudore ciò che accade. “A history of violence” è una produzione scomoda, che potrebbe apparire come un qualcosa di già visto (perché in realtà tocca dei temi spesso affrontati in altre pellicole), ma trova nel suo stile la sua ragion d’essere, nella mano sapiente e spietata del regista la sua chiave di lettura, nella bravura degli attori la sua credibilità, risultando un film imprescindibile per chi cerca nel cinema qualcosa che esuli dalla normale fruizione; una visione in grado di sconvolgere, infastidire e, perché no, far riflettere lo spettatore, oramai ammansito dal suo quieto vedere, segnale inconfondibile di un retaggio culturale votato alla superficialità che sistematicamente molto cinema contemporaneo adotta. Per fortuna Cronenberg sa ancora sconvolgere.

 

da www.spietati.it